Sull'arido satellite roccioso di un grande pianeta verde vive uno strano Popolo, quello dei Senzanaso. Vedendoli molti di noi li troverebbero somiglianti a grosse pere piuttosto scure, oppure ai palloncini che svolazzano appesi ad un filo, con dei grandi occhi e ovviamente senza il naso. Non mangiano come noi e ricavano energia direttamente dal Sole, standosene stesi per ore in grandi gruppi che somigliano alle nostre spiagge d'estate. Sul loro mondo non c'è aria e, per comunicare i Senzanaso utilizzano le onde radio. Al posto della bocca ognuno ha una trasmittente e due piccole ma potentissime antenne gli sbucano proprio in cima alla testa. Durante le lunghe notti del loro mondo se ne stanno a dormire o a chiacchierare nelle caverne, oppure escono a guardare e ad ascoltare le stelle che, a causa dell'assenza di aria, sono moltissime e assai più splendenti di come le vediamo noi. Per muoversi, i Senzanaso saltano con lunghi rimbalzi: per brevi spostamenti questo è un ottimo sistema, ma per i viaggi lunghi ne hanno inventato uno migliore. Come tutti sanno, la forza di gravità è quel legame invisibile che, per esempio, ci fa tornare subito a terra dopo un salto: sul piccolo mondo dei Senzanaso questa forza è molto meno intensa di quanto non sia da noi e basta un balzo per andare molto in su e restarci parecchio tempo. Quando un Senzanaso vuole andare in un luogo lontano, afferra due pietre con le braccine e poi fa un bel salto: una volta arrivato alla massima altezza, scaglia una delle due pietre nella direzione opposta a quella dove vuole andare e per il principio della reazione incomincia a muoversi rapidamente verso la sua meta. Visto che non c'è atmosfera a frenarlo, un balzo vigoroso ed un bel lancio possono fargli acquistare una buona velocità. E la seconda pietra allora? Chi di voi lo ha chiesto sarebbe stato un ottimo amico di Senzatesta: ovviamente la seconda pietra serve per rallentare e fermarsi, gettandola in avanti. Tutte le mamme ed i papà spaventano i piccoli Senzanaso con la storia di quel principiante distratto che scordò di portare con sé la seconda pietra e così entrò in orbita intorno al satellite e ci rimase fino a che non urtò, (per fortuna, ma che botta!) contro il picco di una montagna.